La nostra scuola ha un nome particolare, lo sappiamo. A volte ci crea qualche difficoltà, perché non si capisce bene e crea confusione in chi ci cerca o ci vuole contattare. Spesso non viene scritto bene. Quasi mai ne viene colto il significato. La domanda quindi sorge spontanea: perché l’abbiamo scelto se è così complicato?
In questo articolo ti spiegheremo cosa si nasconde dietro il nome KAAST e ti dimostreremo che no, non potremmo chiamarci in nessun altro modo.
KAA, MOWGLI E UNA RILETTURA TUTTA SBAGLIATA
Se ti dicessimo che, innanzitutto, il nostro nome rende omaggio al serpente Kaa de Il Libro della Giungla, cosa pensereste? Chi non ha letto i racconti originali potrebbe quantomeno rimanere perplesso. Ma come, vi siete ispirati al subdolo rettile che ipnotizza il piccolo Mowgli con i suoi occhioni a spirale? Quello stesso serpente un po’ imbranato che cerca ripetutamente di stritolarlo, ma finisce sempre con il fallire miseramente? Ti riveliamo una cosa: quella è solo la versione disneyana della storia, che, con il vero Kaa creato dall’immaginazione premio nobel per la letteratura Joseph Rudyard Kipling, non ha proprio nulla a che fare.
Chi è quindi il serpente Kaa? Nei racconti de Il Libro della Giungla di Kipling, Kaa è un personaggio positivo. Anzi, più che positivo: formativo. Il serpente, che sarebbe poi un pitone delle rocce, è amico e alleato di Mowgli e svolge un ruolo significativo nella crescita e nella maturazione del cucciolo d’uomo. Kaa è infatti l’animale più anziano e saggio della giungla e nessuno come lui ne conosce i segreti e le leggi. Per questo, nei racconti, è da lui che Mowgli impara e comprende come vivere rispettando l’ambiente complesso in cui si trova a crescere. Il pitone si rivela inoltre un amico forte e leale per il ragazzo e, grazie alla sua grande forza fisica e mentale, è infatti dotato di capacità ipnotiche, lo difende da chi vuole approfittare delle sue abilità per fini egoistici, ovvero dalle scimmie della Banda di Bandar-log, descritte come creature irresponsabili, caotiche e senza legge, che non seguono le regole della giungla. L’esatto opposto del nostro Kaa.
PER CRESCERE UN BAMBINO CI VUOLE UN INTERO VILLAGGIO, PER INSEGNARGLI IL MUSICAL UN INTERO “CAST”
Il secondo termine a cui il nostro nome si ispira è un termine abbastanza comune: cast. Ma cosa significa esattamente la parola “cast”? Facendo qualche ricerca sull’etimologia del termine “cast” abbiamo scoperto che deriva dal germanico “kasta” e significava in origine “gettare” o “lanciare”. Durante il periodo del Medio Inglese (circa 1150-1500), il termine “cast” iniziò ad apparire nella lingua inglese con significati relativi all’azione di gettare o lanciare qualcosa. Col tempo, il termine ha ampliato i suoi significati includendo:
- Il gruppo di attori in una produzione teatrale o cinematografica (con il senso di “scegliere” o “assegnare” ruoli, sviluppatosi probabilmente per estensione del significato di “lanciare” o “gettare” come in “gettare un ruolo” a qualcuno).
- Creare oggetti versando materiale in uno stampo (come in metallurgia o ceramica), che implica l’atto di “gettare” il materiale nello stampo.
- Un involucro rigido per immobilizzare parti del corpo in medicina, derivante dal concetto di “modellare” o “formare” un materiale attorno alla parte del corpo.
Nel nostro caso abbiamo scelto di utilizzarla perché innanzitutto ci trasporta subito in uno scenario che fa pensare all’arte e allo spettacolo e poi perché ci sembra rappresenti bene sia la finalità della nostra scuola, ovvero quella di formare un gruppo di persone (attori, ma non solo) con competenze specifiche e in grado di lavorare insieme, ciascuno apportando le sue competenze, per realizzare uno spettacolo, sia il suo metodo, ovvero quello di rafforzare i nostri allievi e le nostre allieve, fornendo loro contenuti formativi che vadano a dare consistenza non solo al loro lato artistico, ma anche, più in generale, alla loro personalità individuale.
KAAST, LA SINTESI DI DUE CONCETTI CHIAVE
Nella nostra concezione, ecco quali sono i 5 elementi più importanti per una scuola che insegna musical (e non solo) a bambini, bambine e adolescenti:
- la competenza: quello dell’insegnante è un ruolo importantissimo e di grande responsabilità. Crediamo sia necessario conoscere molto bene ciò che si insegna, per questo abbiamo individuato professionisti qualificati per tenere i corsi che proponiamo;
- la capacità educativa: sai cosa significa “educare”? Questa parola deriva dal latino “ex-ducere”, ovvero “portare fuori”. Sta ad indicare che un educatore o un’educatrice non devono semplicemente limitarsi a buttare nozioni all’interno dei propri allievi, ma devono anche preoccuparsi di farne emergere le caratteristiche e le peculiarità individuali, concentrandosi sul fornire gli strumenti giusti per esprimerle e valorizzarle al meglio;
- l’empatia: viviamo in un mondo in cui, purtroppo, non sempre c’è tempo e voglia di guardare davvero il prossimo, ascoltarne le necessità, capirne le fragilità e i bisogni, essere solidali. Pensiamo che solo l’esempio possa davvero far comprendere quanto faccia bene a se stessi, agli altri e al mondo intero, essere gentili e accoglienti. Per questo cerchiamo di trasformare lo spazio della Scuola in uno spazio aperto e sicuro, un luogo di ascolto e condivisione in cui ci si possa sentire libere e liberi di essere se stessi, educando al rispetto reciproco e alla comprensione.
- la socialità: avere amici è importante sempre, ma soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza il gruppo dei pari è fondamentale per lo sviluppo della personalità. Per questa ragione cerchiamo di creare un ambiente che faciliti la creazione di legami positivi, sia fra allievi degli stessi corsi, sia, trasversalmente, fra chi frequenta corsi diversi, in modo da stimolare anche apertura mentale e contaminazione di competenze, capacità e conoscenze.
- la sicurezza: quando si ha a che fare con minori, garantire loro e alle loro famiglie un contesto sicuro in cui trascorrere del tempo è fondamentale. Per questo supervisioniamo con grande attenzione sia agli spazi della nostra Scuola, sia le dinamiche relazionali che all’interno di questi spazi prendono forma, in modo da assicurare che tutto contribuisca a far vivere a chi frequenta KAAST esperienze positive e formative in sicurezza. I nostri formatori non sono solo artisti qualificati, ma anche professionisti con esperienza in ambito educativo e pedagogico, capaci di garantire anche da questi punti di vista la massima tutela.
KAAST è quindi spazio in cui si fondono due concetti chiave: la trasmissione di conoscenze e il rafforzamento della personalità individuale, il tutto calato in un contesto artistico focalizzato in particolare sul musical.
E NELLA PRATICA?
UN ANALISI APPROFONDITA PER CAPIRE SE STIAMO ANDANDO NELLA GIUSTA DIREZIONE
Non vogliamo che queste cose restino solo teoria.
Il nostro nome, KAAST, è una dichiarazione d’intenti che deve rispecchiarsi nelle azioni quotidiane che la nostra Scuola porta avanti. Per essere certi di essere tutti allineati e che tutto ciò venga percepito, lo scorso marzo abbiamo preso parte a un lavoro sull’identità che ha coinvolto lo staff interno, attraverso un workshop, e allievi e loro famiglie, attraverso la somministrazione di un questionario anonimo.
Siamo felici di poter dire che, a livello interno, è emersa chiaramente la nostra comune volontà di lavorare affinché KAAST sia, e continui a essere, “uno spazio sicuro e accogliente, in cui si possa trovare rifugio e, al contempo, si possa crescere grazie agli insegnamenti di professionisti responsabili e di qualità”.
Siamo inoltre orgogliosissimi di vedere che questo è esattamente ciò che viene percepito da chi frequenta i nostri corsi. Dalle risposte ottenute, infatti, è emerso che viene ampiamente riconosciuta la validità del percorso formativo intrapreso e la professionalità degli insegnanti e della Scuola, anche rispetto ad altre realtà del territorio e, contemporaneamente, da allieve, allievi e famiglie viene percepito come aspetto unico e caratterizzante di KAAST l’elemento relazionale: l’accoglienza, la disponibilità all’ascolto e l’attenzione sono decisamente apprezzati e vengono riconosciuti non solo in dinamica verticale (insegnante –> alliev*), ma anche orizzontale, fra allievi di diverse età che praticano la stessa disciplina o fra allievi di corsi differenti che si trovano a collaborare.